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Clik here to view.A dare quella che riteniamo sia la giusta chiave di lettura al nuovo libro di Arnone, è il giornale Grandangolo di Franco Castaldo. Una chiave di lettura che rileggendo la recente storia mediatica di Giuseppe Arnone, spiegherebbe anche quanto è avvenuto negli ultimi mesi con attacchi giudiziari e a mezzo stampa contro i vertici della Procura agrigentina.
Su Arnone si è abbattuta la mannaia della Giustizia. Pluricondannato con sentenze definitive, si ritrova sul banco degli imputati in un processo per tentata estorsione e lesioni gravi. Tutto ciò, senza considerare le numerose querele e denunce delle quali è oggetto, alcune delle quali quasi certamente, finiranno con l’approdare nelle aule giudiziarie.
Una situazione obiettivamente difficile, specie per un avvocato che proprio in questi giorni si è visto sospendere dal Consiglio dell’Ordine. Ma quello che più preme ad Arnone in questo momento, è venir fuori dalla vicenda che lo vede imputato per tentata estorsione e le lesioni gravi in danno della signora Maria Grazia Di Marco.
Una brutta storia che – secondo quanto dichiarato dalla Sig.ra Maria Grazia Di Marco quando querelò l’Arnone - avrebbe visto l’imputato agire con violenza in danno della donna, sua assistita (Dichiarazione della Di Marco: “L’avvocato Arnone prima mi ha strattonato prendendomi per un braccio nel tentativo di farmi firmare una procura che non volevo fare, poi mi ha preso a schiaffi ed inoltre ho evitato una testata parandomi con il braccio”) in reazione al rifiuto della stessa a firmare una procura che l’Arnone le sottoponeva, essendo venuta meno la fiducia nell’avvocato, a tal punto da aver successivamente dichiarato ai carabinieri di aver avuto l’impressione che l’avvocato Arnone stesse facendo gli interessi della controparte.
La Di Marco ritirò successivamente la querela. “Tantu burdellu pi nenti”, titolò il direttore di un giornale noto per lo stile dei suoi pezzi, volendo dare degna sepoltura mediatica ad una bruttissima vicenda giudiziaria dai contorni poco chiari.
Di diverso avviso dal giornalista in questione, eravamo noi, che avevamo già ipotizzato come i reati potessero rientrare tra quelli per i quali si procede d’ufficio. Non passò molto tempo infatti, che la Procura di Agrigento fece notificare all’Arnone l’avviso di conclusione di indagini.
Scriveva all’epoca l’Arnone: “Valuto positivamente la decisione del sostituto procuratore Andrea Maggioni di avviare a conclusione, facendo venire meno ogni segreto istruttorio, il procedimento penale nato dalla querela, poi ritirata, della mia cliente e amica, signora M. G. D. M.. Venerdì mi è stato notificato l’avviso di conclusione di indagini ex art. 415 c.p.p., avviso che, dandomi modo di conoscere gli atti, a questo punto mi consente di fornire ogni prova utile – e sono decine – alla chiusura della vicenda giudiziaria con l’archiviazione. Valuto positivamente la notifica di tale atto, perché manifesta la volontà della Procura di Agrigento e del magistrato che ha l’inchiesta, di fare in modo che la querela poi ritirata e le indagini che comunque vi hanno fatto seguito non possano essere strumentalizzate durante l’imminente campagna elettorale…”.
Ma di lì a poco, l’Arnone passò ad una linea meno morbida di difesa. Avendo intuito che qualcosa ad Agrigento era cambiata e che – come scrive nel suo articolo Franco Castaldo – “non ci sarà più nessun giudice che invocherà la provocazione, né alcun Pubblico ministero che copierà le sue argomentazioni per farle diventare capi d’accusa”, Arnone passa immediatamente ad un violento attacco contro quei vertici della Procura che fino a poco tempo prima aveva sempre elogiato.
Comunicato stampa dopo comunicato stampa, aggredisce e provoca i magistrati. Un’aggressione mediatica che riportata da pochissimi organi stampa (forse esclusivamente da Teleacras e il giornale online Sicilia24h.it), non sortisce però l’effetto sperato. La Procura non reagisce. I magistrati continuano a lavorare in silenzio, incuranti delle aggressioni mediatiche dell’Arnone.
Ma cosa poteva indurre alcuni media a prestarsi a far sì che Arnone potesse aggredire i magistrati agrigentini (fatto che implicitamente viene confermato proprio dal direttore di sicilia24h, che, incrinatisi i rapporti con l’avvocato, in un suo recente articolo dichiara candidamente che “non potevo avallare (anchi si pi na pocu di voti lu fici)” che Arnone attaccasse così violentemente i magistrati?
La possibile risposta, tratta dallo stesso libro di Arnone, ancora una volta la dà l’articolo di Franco Castaldo: “Impensabile pure che Arnone avesse sotto scacco – attraverso un accordo economico – “un aiuto”, insomma, il miglior sito web di Agrigento (sicilia24h.it – ndr) dai tempi… di Federico II ad oggi. Sapevamo di Teleacras e dell’osceno contratto (sempre di soldi parliamo). Insomma, oggi ci viene chiaro come Arnone volesse, in qualche modo controllare l’informazione. E lo faceva accordi la cui natura era prettamente economica oppure con le aggressioni, le querele e le citazioni per danni che, puntualmente, venivano rilanciati da siti e tv con i quali esisteva l’accordo economico, nei confronti dei giornalisti non allineati. Naturalmente adesso, e lo ribadiamo, occorrerà sapere se tutto ciò che l’ex iscritto al Pd, sia vero”.
Se sia vero o meno l’accordo con sicilia24h.it ancora non è dato sapere, ma due cose sappiamo con certezza: il metodo di “persuasione” adottato da Arnone (quando non può comprare qualcuno che non sia in vendita) per il quale lo abbiamo denunciato; il motivo che lo spingeva a provocare con l’ausilio dei mezzi stampa la Procura di Agrigento: rendere inoffensiva la Procura, per chiedere che i processi vengano celebrati in altra sede.
Fallito il tentativo con quei pochi organi stampa che avevano pedissequamente dato ampio spazio ai suoi comunicati stampa, l’alzata d’ingegno fu quella di proporre a Lelio Castaldo (direttore di sicilia24.it) un’intervista in esclusiva e “senza rete” da mandare in onda nel programma Opinioni (diretto dal Castaldo) su Teleacras.
“Viene registrato un promo molto accattivante – scrive Arnone nel suo libro -, addirittura sul “luogo del misfatto, nello studio di Arnone. Lelio Castaldo è seduto dietro la scrivania, al posto dell’avvocato, con il tono delle grandi occasioni illustra che quello è il “luogo del delitto”, che la trasmissione farà finalmente chiarezza, utilizza sguardi e parole ammiccanti, la telecamera allarga la visione e compare Arnone, in toga, a completare il promo pubblicitario, sfoderando un grande sorriso. E i suoi occhi comunicano la solita sicurezza del torero che prima della corrida vede il suo avversario già trasformato in succulente bistecche”.
Per la cronaca va detto che Arnone nel libro si autodefinisce leone, rinoceronte ecc. abbandonate le precedenti vesti del gatto, come soleva definirsi, è passato ad animali di maggior mole. E forse anche stanco di impersonare personaggi mitologici come Achille e Ulisse, preferisce indossare i panni del torero di una immaginaria corrida. Che si tratti di una versione agrigentina del popolare programma condotto dall’indimenticabile Corrado? Staremo a vedere…
Purtroppo, per Arnone, la puntata non andrà mai in onda. Se il matador dell’arena è pronto, altrettanto non pare lo sia quello televisivo, che – come narra Arnone nel suo libro “tra mille reticenze, farfugliamenti, quasi cereo in volto e quasi balbettando”, gli comunica che la trasmissione non si può fare.
Viene fuori il nome di un magistrato. L’ennesimo tentativo di Arnone per coinvolgere la Procura ed ottenere che il processo o i processi vengano spostati in altra sede? Fallita l’aggressione mediatica in danno della Procura agrigentina che ha evitato di offrire il fianco – e la possibilità – ad Arnone, lasciandosi trascinare in un botta e risposta che avrebbe fatto solo comodo all’avvocato Arnone, l’ultimo tentativo è quello di questo libro. Scrive Franco Castaldo su Grandangolo: “Giuseppe Arnone sta giocando la partita più importante della sua vita. Con la pubblicazione del suo libro “Iudici e tragediatura” ha provato a lanciare l’ultima provocazione sperando di scatenare una reazione e conseguentemente rendere inoffensivi Procura della Repubblica di Agrigento e Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Agrigento. È questo l’obiettivo che adesso può dirsi fallito…”.
Nonostante il tentativo di Arnone di controllare l’informazione, ad Agrigento esistono ancora operatori del mondo dell’informazione che non sono in vendita, non cedono a ”pressioni” di alcun genere (neppure a quelle più squallide messe in atto da soggetti diversi dall’Arnone) e, quel che è peggio per soggetti come Arnone, sono anche in grado di pensare…
Gian J. Morici